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Tra vent’anni

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Tra vent'anni, attorno
ai miei settantasette anni,
sdraiato su di un fianco,
nella stessa casa di sempre,
con la mascherina dell'aerosol
sul viso, mi preparerò a morire.
Tra vent'anni o forse meno.

 Gil - 27/10/2019 13:22:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Ci sarebbe da dire ancora molto, ma non è questa l’occasione migliore; però, di là di tutto, che sia un mutamento (non so se glo esegeti siano stati cattivi; poiché la mutazione apparente è il disfacimento carnale, quello che noi chiamimo morte) o la fine, rimane aperto il dramma del qui, cioè dell’esperienza terrena dell’amore, della conoscenza, della bellezza. Anche se poi considero la morte, se pure fosse l’ultima parola e quella definitiva, un prezioso alleato della condizione umana.


Un abbracciio

 Gil - 26/10/2019 17:47:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Salvatore, Fabrizio: grazie! Di cuore.

@Cristina, amabile Prof., ogni tuo passaggio è simile al suono del gong d’un monastero buddista: richiami al silenzio interiore, alla meditazione, alla contemplazione. Mi prendo tempo per leggere i tuoi ricchi e profondi commenti, li ho solo scorsi, ma meritano un approfondimento di lettura e comprensione.

Un abbraccio fittofitto...

 cristina bizzarri - 26/10/2019 09:17:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Non contenta del "pappone precedente", ho anche la sfacciataggine di aggiungere che ho davvero strizza della morte, quando vivo momenti di ansia libera. Ma, a mente calma, leggere Annick e rifletterci sopra per me è una vera e propria terapia psico-fisica, perché mi ricongiunge a certe mie sensazioni o sogni, in cui sento che morire è un passaggio. Forse non saremo più noi stessi - ne perderemo coscienza - ma forse saremo immersi in qualcosa che - usando le parole di un altro mio maestro - sarà talmente inimmaginabile da farci dire che "Siamo destinati a qualcosa che è infinitamente "di più" di tutto quanto il più insaziabile dei desideri può volere." Emanuele Severino. E non è forse quello che grandi pensatori e filosofi come Platone o grandi fondatori (nonostante non volessero esserlo) di religioni hanno sempre detto, malgrado siano troppo spesso stati interpretati grezzamente e infantilmente? Ti auguro una buona giornata chiedendo scusa a te e a chi dovesse leggere per la mia prolissità.

 cristina bizzarri - 26/10/2019 09:03:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Il coraggio di mettere per iscritto le proprie fantasie sulla morte, che a volte o molto spesso - sempre di più con il passare degli anni salvo per chi riesca a non pensarci mai, beato lui o lei o forse no - ci assalgono mentre camminiamo, o siamo soli, o anche mentre facciamo qualsiasi cosa come un’intuizione, una consapevolezza che, come mi disse mio padre in un sogno, "siamo fatti per morire". Ma una donna (Annick de Souzenelle) studiosa dell’ebraico e dell’Antico Testamento oltre che di tante altre culture e religioni, mi ha insegnato che ci hanno messi sulla cattiva strada i cattivi esegeti ed ermeneuti biblici. Infatti il termine ebraico che sta per "morire" vuol dire in realtà,a un livello più profondo,"mutare". Vorrei condividere con te un passaggio di Annick de Souzenelle da "Il terapeuta raccoglitore di perle" : "Un altro passo dell’episodio di Giobbe da osservare è quello che riguarda la moglie. Anche lei ha perduto tutto, suo marito, la ricchezza, i figli ecc., ma non si ripiega su se stessa, sente suo marito che dice: “non è giusto, non ho meritato tutto questo” e dice: “Dio, tu hai dato tutto e tutto hai ripreso” e: “Maledici Dio e muori”. Lei ha capito. E’ la donna biologica che soffre, è sola, e non può che dire: “maledici Dio e muori”. Ma c’è un’altra lettura di questo testo meraviglioso: è la dona interiore, il femminile dentro Giobbe che parla: è la perla.
Quando siamo nell’informazione ontologica è la donna interiore che parla nella grande sofferenza e dice, così come facciamo con un amico che non si comporta bene con noi (“benedetto”) “maledetto”, ma vuol dire “benedetto Dio”. Così come nel testo biblico traduciamo “morire”; la traduzione ontologica è “mutare”, cioè morte e resurrezione.
Nell’interiorità Giobbe dice: “benedici Dio e muta”."
Caro Ferdinando, è tipico di chi come me si concentra solo su pochissime cose, esserne poi entusiasta, perciò perdona la mia ingenua presunzione! Sempre con sincero e onesto affetto!

 Fabrizio Giulietti - 25/10/2019 18:31:00 [ leggi altri commenti di Fabrizio Giulietti » ]

accidenti… spero di più, senza mascherina e tra voluttuosi orgasmi...

 Salvatore Pizzo - 25/10/2019 17:50:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Di una visionarietà disarmante, non fosse per la chiusa che apre a diversa possibilità. Del resto, ognuno ha una visione del poprio futuro. Ed intorno ad essa ci gira intorno: ora sfuggendo ed ora aderendovi...
Nuda e cruda, perciò non può non piacere
un saluto

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